
A Roma il 29 giugno non è una giornata qualunque. La città celebra i suoi santi patroni, Pietro e Paolo, due figure centrali nella storia della cristianità e testimoni di un’eredità spirituale che continua a plasmare l’identità della capitale. In questa occasione, è possibile riscoprire il significato profondo della loro presenza a Roma attraverso due cammini urbani: La Via di Pietro e La Via di Paolo.
Si tratta di percorsi culturali e spirituali che permettono a chiunque di mettersi in cammino tra le bellezze della città seguendo l’itinerario suggerito dagli organizzatori. Non si tratta di sentieri segnati con segnaletica fisica continua, come avviene nei cammini escursionistici tradizionali: sono invece sequenze di tappe storiche e simboliche, che il pellegrino può raggiungere in autonomia, anche con mezzi pubblici, rispettando l’ordine pensato per mantenere il senso del percorso.
La Via di Pietro: una sequenza di fede, fragilità e fondazione
L’itinerario dedicato all’apostolo Pietro è lungo circa 7,1 chilometri e si articola in alcune tra le chiese e i luoghi simbolo della sua testimonianza: dalla Basilica di Santa Pudenziana, passando per San Pietro in Vincoli, Santa Francesca Romana, il Carcere Mamertino, San Marco a Piazza Venezia, Santa Maria in Via Lata, Santa Maria del Popolo, fino a giungere a Piazza San Pietro.
Ogni tappa racconta un momento della vicenda umana e spirituale dell’apostolo: la prigionia, il dubbio, la conversione. Lungo il cammino emerge la figura di un uomo fragile e coraggioso, che ha saputo trasformare la propria debolezza in vocazione.
Nel cuore di questa esperienza si colloca anche la celebre scena del Domine, quo vadis?, che la tradizione colloca sulla Via Appia Antica, dove oggi sorge la Chiesa del Quo Vadis. Qui si ricorda il momento in cui Pietro, fuggendo da Roma, incontrò Cristo e comprese la necessità di tornare indietro, accettando il martirio. È un luogo che invita a riflettere sul significato della responsabilità e sulla forza che nasce dalla consapevolezza del proprio cammino.
La Via di Paolo: testimonianza, apertura e dialogo
Il cammino dedicato a Paolo si estende per 13,6 chilometri e propone un percorso attraverso luoghi profondamente connessi alla missione e alla figura dell’apostolo delle genti. Si parte dalla Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, si prosegue verso la Chiesa del Quo Vadis, la Basilica di San Paolo fuori le Mura, poi Santa Prisca, Santa Sabina, il Carcere Mamertino, e si termina alla Basilica di San Pietro.
Questo itinerario mette in luce il carattere universale del messaggio paolino, il valore del dialogo interculturale, la forza della testimonianza personale. Paolo, prigioniero e cittadino del mondo, incarna una fede che attraversa confini e si rivolge a ogni uomo.
Anche in questo caso, ogni tappa è un’occasione di riflessione. L’intero percorso è pensato per favorire un pellegrinaggio personale e comunitario, anche in modalità autogestita, mantenendo tuttavia un forte legame con la storia della Chiesa e con la vocazione missionaria che i due apostoli rappresentano.
Un cammino urbano, spirituale e flessibile
Ciò che distingue queste due vie da molti altri cammini religiosi è la loro natura urbana. Non ci si immerge nella natura o in zone rurali, ma nel tessuto storico della capitale. Questo non le rende meno coinvolgenti, anzi: il contrasto tra la vita moderna e i segni millenari della fede crea una dimensione particolare, in cui ogni passo è un ritorno al senso originario di Roma come crocevia di civiltà e spiritualità.
L’assenza di una segnaletica fisica continuativa può sorprendere chi è abituato ai cammini classici, ma fa parte della proposta: il pellegrino è invitato a orientarsi seguendo le mappe ufficiali, le schede delle tappe o le guide digitali messe a disposizione online. Questo stile autoguidato stimola l’attenzione, l’autonomia e, in fondo, l’interiorizzazione del percorso.
Le tappe sono collegate idealmente, ma non sempre logisticamente lineari. Alcune distano diversi chilometri l’una dall’altra e richiedono attraversamenti complessi nel traffico urbano. Per questo, chi sceglie di percorrerle a piedi deve prevedere tempi di sosta, idratazione e pause. Roma in estate può essere particolarmente calda, quindi si consiglia di iniziare presto al mattino e di portare con sé acqua e un cappello. Scarpe comode e traspiranti sono imprescindibili, anche perché alcuni tratti includono sampietrini e salite.
Un altro aspetto importante è la possibilità di modulare il cammino. Chi ha poco tempo può scegliere di visitare solo alcune tappe significative. Chi invece vuole percorrere l’intero itinerario può suddividerlo in due giornate, combinando le due vie o dedicandosi a una per volta. In questo senso, il cammino è aperto a tutti: residenti, pellegrini, turisti curiosi, gruppi parrocchiali, famiglie e singoli camminatori.
Due percorsi, una città, una memoria viva
I cammini non sono limitati a un solo giorno. Possono essere vissuti in qualsiasi momento dell’anno da chiunque desideri connettersi con le radici cristiane della città. Le tappe sono accessibili, raggiungibili a piedi o con mezzi pubblici, e ben descritte nelle mappe disponibili online.
Attraversare Roma lungo queste vie significa guardare la città con occhi nuovi. Ogni luogo diventa un invito a fermarsi, a leggere, a comprendere il senso di un’eredità che ancora oggi parla di coerenza, fede e responsabilità.
La domanda Quo Vadis?, che dà nome all’iniziativa, resta centrale. Dove stiamo andando, oggi, nel nostro quotidiano? Cosa significa davvero “seguire le orme degli apostoli” in una città che porta ancora i segni del loro passaggio?
Per dettagli, mappe e approfondimenti sui percorsi, puoi consultare il sito ufficiale del progetto: sanpietroquovadis.it oppure la pagina dedicata dell’Opera Romana Pellegrinaggi:
operaromanapellegrinaggi.org/cammino-dei-santi-pietro-e-paolo

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