
Non serve puntare alle vette per sentire la montagna. A volte basta un sentiero di mezza quota, tra borgate di pietra, prati fioriti e muri di vigne che resistono da secoli. Il Cammino Balteo nasce così: un anello di circa 350 chilometri cucito attorno alla Dora Baltea, il fiume che raccoglie ghiaccio e pioggia da valli nascoste e porta a valle storie di uomini e mulini.
Dove inizia e come si snoda
Si parte da Pont-Saint-Martin, al confine orientale della regione, dove un ponte romano del I secolo a.C. ancora regge il passaggio di chi parte a piedi. Non c’è obbligo di seguirlo per forza da lì: il Balteo è un cammino libero, pensato per chi ama decidere di tappa in tappa. Le sue 23 sezioni si rincorrono lungo le due sponde della Dora, toccando borghi sospesi tra 350 e 1.900 metri di quota. Alcune giornate sono leggere, altre spingono in salita con dislivelli anche di mille metri: ma a ogni fatica corrisponde un balcone di erba e pietra da cui guardare il fondovalle come se fosse un fiume di tetti.
Tra rascard e castelli
Chi cammina il Balteo scopre paesi dove il tempo si è fermato senza ostentarlo. A Perloz basta alzare lo sguardo per vedere appesi ai muri i rascard, fienili costruiti su “funghi” di pietra che tengono lontani roditori e umidità. A Fontainemore, tra fontane in granito e vecchi lavatoi, si respira l’aria fresca della bassa Valle del Lys. Più avanti, Donnas mostra le vigne coltivate con fatica su muretti a secco, mentre sopra di tutto svetta il Forte di Bard, baluardo militare che ha resistito a Napoleone e che oggi ospita mostre ed eventi.
Proseguendo verso la media e alta valle, si costeggiano paesi come Arnad, famoso per il suo lardo profumato alle erbe di montagna, fino a raggiungere le alture di Vetan e il lago di Joux, la quota più alta di tutto l’anello. Da qui lo sguardo si spinge fino alle cime severe del Gran Paradiso e del Monte Emilius.
Sapori da mettere nello zaino o gustare a tavola
Chi cammina quassù lo sa: la fatica si misura anche in morsi di pane e formaggio. La fontina d’alpeggio è regina: dolce se giovane, più decisa se stagionata. Nelle baite di Gressoney si trovano tome profumate, burro di panna cruda e yogurt ancora fatti a mano. Tra i salumi, la mocetta — carne di bovino o camoscio salata e speziata — si porta nello zaino insieme a una fetta di pane nero. E poi il lardo di Arnad, tagliato spesso, profumato di erbe raccolte nei prati di quota.
Il vino è una sorpresa: i filari di Donnas, Torrette, Nus e Morgex regalano bottiglie da gustare con calma, magari la sera, quando la tappa è finita e la schiena trova riposo in un vecchio fienile trasformato in B&B.
Feste di paese e sapori di stagione
Chi sceglie di camminare sul Balteo nei mesi più caldi può imbattersi in fiere e sagre che accendono le piazze di pietra. A settembre, tra Donnas e Arnad, si celebra la vendemmia con musiche e tavolate all’aperto. In autunno, i borghi profumano di castagne arrostite e dolci fatti in casa. Durante l’estate, molte tappe coincidono con feste patronali: stradine addobbate di fiori, campanili che risuonano, lunghe tavolate sotto i portici e vecchie storie raccontate con un sorriso.
Qualche deviazione da non perdere
Il cammino, oltre ai borghi principali, regala scorci inattesi: mulini ad acqua ancora funzionanti a Hône, cappelle votive affrescate a Arnad e Issogne, castelli meno noti come quello di Verrès che domina la valle come un guardiano di pietra. Più in alto, verso Vetan e il lago di Joux, lo scenario si apre a pascoli punteggiati di fiori: in primavera si cammina tra crochi e primule, in piena estate esplodono rododendri e stelle alpine. E se si ha occhio, tra un prato e l’altro si possono scorgere marmotte, volpi e rapaci che sorvegliano silenziosi.
Orientarsi, riposare, ripartire
La segnaletica del Balteo non tradisce: un triangolo giallo rovesciato con dentro il numero 3 guida lungo stradine, sentieri forestali e mulattiere di borgata. Prima di infilare gli scarponi conviene dare un’occhiata al portale ufficiale balteus.lovevda.it, dove ogni tappa è descritta con mappe, altimetrie e avvisi su frane o lavori in corso.
Non servono camerate spartane o ostelli di massa: qui si dorme in B&B, agriturismi, case di pietra ristrutturate con cura. La colazione non è un dettaglio: miele, pane fresco, burro, latte di alpeggio e storie di famiglia raccontate tra una tazza e l’altra.
Non esistono credenziali né certificati da esibire all’arrivo. Sul Balteo contano i passi, i silenzi e la voglia di scambiare due parole con chi vive tra queste mura antiche.
Fauna, fioriture e natura viva
A passo lento si notano dettagli che spesso sfuggono. Nelle radure al limitare dei boschi è facile scorgere caprioli e volpi in cerca di cibo. Più in alto, tra rocce e pascoli, marmotte e rapaci vigilano sul viandante. Le fioriture sono un altro spettacolo: a maggio i prati si tingono di giallo e viola, a luglio i rododendri colorano di rosso i versanti più esposti al sole.
Un passo che resta dentro
Ciò che sorprende del Balteo non è soltanto la varietà dei paesaggi, ma il ritmo che insegna. Qui non si corre, non si conta il dislivello come fosse un trofeo. Si cammina per ritrovare la voce del vento tra i castagni, per assaporare un bicchiere di vino seduti su un muretto. E quando si torna a casa, un po’ di questa valle resta appeso agli scarponi e dentro ai pensieri.

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